sabato 1 novembre 2014

Intervista a Riccardo Ronsivalle: cantante, autore, impiegato, figlio del mondo...artista.

"...non si risenta la gente per bene se non mi adatto a portar le catene..."
Fabrizio De André



1) QUANDO HAI COMINCIATO A CANTARE QUANTI ANNI AVEVI?

Ho iniziato a muovere i primi passi vocali che avevo, più o meno, sette, otto anni. All’epoca vivevo a Catania e ricordo, come fosse ora, le mie esibizioni sul balcone che dava nel cortile interno del mio palazzo. Ero organizzato bene, fustini del Dash come batteria e voce che, oltre che per cantare, usavo per fare le "improvvisazioni" di chitarra... Tutto da solo. House music diremmo oggi no? Avevo anche delle fans ad ascoltarmi. A quell’età, come è giusto che fosse, vivevo quei
momenti come un gioco divertente.
Comunque, tornando alla tua domanda, ho iniziato a cantare che ero piuttosto piccolo direi. E’ una passione che ho ereditato da mia madre. Mi dice sempre: ricordati che io ti ho dato la mia voce. Mi fa tenerezza a sentirle dire questo ma è la verità.
All’età di dieci anni ho cominciato a partecipare a diversi concorsi canori che venivano organizzati a Catania e dintorni. E’ stata una bella esperienza e che ricordo con molto piacere.
La storia dei concorsi canori è andata avanti per circa due anni e poi, come tutte le cose, è finita. Quello che è rimasto, però, è il piacere immenso di cantare, di poter esprimere le mie emozioni attraverso la voce. Ed è quello che ancora oggi faccio anche se, diciamo, a “tempo perso”.



2) COSA PROVI QUANDO CONCEPISCI UN NUOVO BRANO?

Non esistono regole o dogmi precisi per scrivere una canzone. Esiste solo una luce che splende nella tua anima e che s’illumina ogni volta che senti il bisogno di parlarti. La cosa meravigliosa, secondo me, è che non sai mai quando questa “luce” si accenderà. Non ti avverte. Esiste, però, un sentirsi dentro qualcosa che somiglia tanto ad un maremoto esistenziale. Capisci allora che è arrivato il momento di lasciare libera la tua creatività. Questo stato emozionale somiglia molto all’attimo fuggente. Quella condizione spirituale in cui hai l’opportunità di esprimerti con un linguaggio diverso da quello standard. L’arte, qualora si trattasse di arte, è questo dare e avere dell’anima. A volta anche una canzone può avere diverse sfumature di colori proprio come un dipinto. 
Ecco cosa provo quando riesco a scrivere una canzone che arriva dal  profondo. 


3) COSA NASCE PRIMA NELLE TUE CANZONI IL TESTO O LA MELODIA?

Il testo segue, quasi sempre, la linea melodica. Un buon numero di canzoni le ho concepite con questo metodo che è, poi, anche il più comune.
A riguardo, però, devo dire che negli ultimi anni ho cominciato a lavorare su un pezzo partendo dal testo. Leggo il testo e mi metto al pianoforte oppure alla chitarra e mi lascio andare come fossi una nuvola portata via dal vento…in realtà è un approccio diverso alla canzone. Non ti nascondo che lo preferisco. Le parole hanno un potere immaginifico enorme e questo mi permette di osare molto di più sotto l’aspetto melodico.

4) CHE ARTISTI ASCOLTAVI A 18 ANNI?

A 18 anni vivevo già a Roma (ci eravamo trasferiti, con la mia famiglia,  quando avevo 15 anni) e questo è stato, per me, molto educativo sotto il profilo musicale. Era il 1975 e nella capitale, come nel resto del paese, si cominciava a respirare l’aria degli anni di piombo. Erano tempi, quelli, in cui esistevano le divisioni ideologiche e nei licei si avvertiva ancora di più. La seconda metà degli anni settanta ha lasciato un segno molto forte. Ebbi la fortuna di ascoltare, per la prima volta, Fabrizio De André alla festa dell’Unità al Pincio... Fu una folgorazione! Me ne innamorai immediatamente. Artista di uno spessore umano, oltre che culturale, immenso. Le sue canzoni, i suoi testi hanno lasciato un segno indelebile. Dopo De André cominciai ad apprezzare molto De Gregori, Bennato, Lolli etc. etc. … Insomma mi innamorai della canzone d’autore.


5) SEI NATO IN SICILIA MA VIVI A ROMA, COSA PORTI DELLA TUA TERRA NELLA TUA MUSICA?

Nato in Sicilia ma ormai figlio del mondo. Della mia terra mi porto il calore, la passionalità e la gelosia per le persone a me care. Sono sicuro che tutto questo trova posto nelle mie canzoni.


6) COSA DOVREBBE FARE UN GIOVANE AUTORE, RESIDENTE IN ITALIA, CHE NON VOLESSE ABBANDONARE IL SOGNO DI SCRIVERE CANZONI…?

Oggi, paradossalmente, i giovani hanno molte più opportunità di essere visibili. La rete, le tv, i media in generale danno molte chance a coloro che vogliono farsi sentire. E’ vero ma….a me non piace molto questo circo mediatico. Se da una parte ti dà la possibilità di farti conoscere, dall’altra ti toglie il senso della misura. Viviamo ormai in un mondo che va a una velocità insostenibile per i miei gusti. Le nuove generazioni risentono di questo aspetto e infatti l’arte, anche se è azzardato definirla tale, della canzone ha perso la propria identità. Il precotto detta legge. In Italia come in altri paesi il business ha la priorità su tutto quindi riuscire a credere in sogno diventa molto più difficile. Un giovane autore, secondo me, dovrebbe cercare di difendere quella “luce” dagli attacchi del superfluo e dell’effimero. Non vorrei sembrare bigotto e moralista ma quello che manca oggi sono proprio i contenuti. Ci sono pochi autori degni di questo nome. Ormai le major la fanno da padroni strozzando, così, le piccole etichette indipendenti. Questo comporta una perdita pazzesca di talenti.
Un giovane che vive in Italia o in qualsiasi altra parte del mondo dovrà solo cercare di essere se stesso e di continuare a credere che la canzone può essere uno strumento di comunicazione meraviglioso. Un ponte che collega una parte del cuore al resto dell’universo.


7) SCEGLI UN BRANO DEI TUOI CHE MAGGIORMENTE TI RAPPRESENTA.

Questo tuo invito a scegliere un brano che mi rappresenti mi mette in seria difficoltà. Non c’ho mai pensato sai? Diciamo….che “La finestra”, che tu già conosci, potrebbe racchiudere un po’ della mia tematica esistenziale. Facciamo così. Ti propongo, oltre a quella, un altro paio di brani e decidi tu quale pensi possa essere una mia traccia….
Comunque ti ringrazio per l’attenzione e la cura con cui hai avvicinato i tuoi pensieri ai miei. Sei la prima persona che mi offre un passaggio verso “l’immortalità”…..!  eh eh eh!!!!
Grazie



                                                                                                                                                     Marisa Felice

E c'hai ragione tu

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